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L’F-16 è un caccia multiruolo statunitense prodotto da General Dynamics, passato poi a Lookheed Martin a seguito dell’acquisizione della stessa; vola per la prima volta il 2 febbraio 1974 ed entra in servizio nel 1978; ha una velocità massima di mach 2, una velocità di salita di 254 m/s e un autonomia di 4220 km, ne sono state prodotte diverse versioni ed è utilizzato da numerose aviazioni, tra i quali anche l’italia; ed è proprio italiano l’F-16 che vi verrò a presentare, ma prima voglio spendere due parole sugli F-16 Italiani.

Si tratta di F-16A ADF Block 15 e F-16B Block 10 ex National Guard (ANG) statunitense, operativi negli anni ’80 e ricondizionati da Lookheed; l’Aeronautica Militare Italiana li ha ordinati il 15 marzo 2001, tramite un contratto di leasing denominato Peace Caesar, per un periodo compreso tra il 2003 e il 2009 con un totale di 45 000 ore di volo, con lo scopo di sostituire gli F-104 in attesa della consegna dei nuovi Eurofighter Typhoon, per una fornitura totale di 34 velivoli. I primi esemplari vennero consegnati il 28 giugno 2003, vennero impiegati dal 5° Stormo di Cervia e dal 37° Stormo di Trapani.

Nel 2009, il contratto venne prolungato fino al 2012 per un totale di 47 000 ore di volo; l’ultimo F-16 Italiano venne restituito all’USAF il 23 maggio 2012.

L’esemplare da me realizzato è l’MM 7249, operava al Decimo gruppo del 37° stormo di Trapani-Birgi e nel giugno del 2009, per commemorare le 1 000 ore di volo del Magg. Salvatore “Cheero” Ferrara, capitano del X Gruppo, è stato decorato con una vistosissima livrea speciale rosso argento con in coda una banda tricolore: molto accattivante 🙂

Fonte: http://www.aviaspotter.it

 

Il modello è stato concluso a giugno 2014; per la sua realizzazione, ho utilizzato la scatola Hasegawa combo dell’F-16 ADF, dedicata agli special del 37° Stormo; si tratta dello stampo dell’F-16A Plus con aggiunti i dettagli per la realizzazione di un ADF Italiano, ovvero le rotaie degli F-16C (fornite separate), le placche di rinforzo fatte in metallo adesivo, la deriva con le due bugne e le antenne sotto la presa d’aria. Tra le livree proposte c’è quella da me realizzata e quella tutta nera con inserti verdi del 18° Gruppo; ho scelto la prima perchè all’epoca avevo appena concluso l’F-5 nero stile Top Gun e volendo staccare dal nero mi sembrava la giusta scelta, in più è una versione poco vista da un punto di vista modellistico.

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La costruzione ha avuto inizio dal cockpit; optando per una costruzione da scatola, non mi sono concentrato sul dettaglio, ma sulle modifiche per renderlo un ADF utilizzato dall’AMI, quindi fondo in XF-19, posa decal per la strumentazione e aggiunta di qualche dettaglio solamente al seggiolino.

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Il kit Hasegawa si monta senza particolari problemi, uniche zone problematiche che ho riscontrato sono il raccordo della presa d’aria alla fusoliera e la deriva dell’ADF, quest’ultima va leggermente limata alla base per evitare che assuma un assetto inclinato; altra parte delicata ma non complessa del kit è il taglio delle rotaie all’estremità alare, io l’ho eseguita con un cutter e poi ho livellato le parti scheggiate.

Un’altra modifica per renderlo un ADF, sono state le feritoie del cannone: i nostri F-16, pur essendo degli A, montavano il cannone dei C, che differiscono per la presenza di sole due feritoie dietro la volata del cannone; il tutto è stato risolto con una stuccata alle griglie esistenti e la reincisione delle due presenti sul velivolo reale. Altro dettaglio è il faro di navigazione sul lato sinistro del muso: nel kit viene fornito come decal, ma ho preferito autocostruirlo (le decal le ho usate per l’F-104 olandese 😀 ); per questa operazione, ho bucato la plastica con un ago scaldato e poi ho infilato dentro un pezzo di sprue trasparente, sucessivamente livellato, lisciato e passato con la cera livax in fase di verniciatura.

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A questo punto il  modello è pronto per la verniciatura: ho utilizzato l’argento X-11, il nero XF-1 (per le pinne ventrali) e per il rosso ho utilizzato un XF-7 schiarito.

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Per lo scarico ho dato un fondo in gun metal ed eseguito un dry brush sulla turbina in argento X-11 e in titanium silver X-32 sui petali esterni; per l’anello ho dato un fondo in X-11 e una passata sucessiva di clear blue X-23 per siumlare il metallo bruciato tipico degli F-16.

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Una volta posate le decal ho avuto un amara sorpresa: le decal Hasegawa rappresentanti le fascie rosse e la X sul fondo, sono fragili, scarsamente adesive e completamente sovradimensionate, tant’è che sono stato costretto a passare il colore rosso sopra di esse; altro grosso problema lo presenta la banda tricolore della deriva: la decal che va alla base non è stata progettata per aderire sulla bugna, di conseguenza, una volta posata, si crepa e forma delle bolle; tutto ciò mi ha portato a dover effettuare numerosi ritocchi che ahimè a modello concluso si notano eccome… Un vero peccato per uno special così accattivante.

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Nonostante gli inconvenienti, ho comunque deciso di portarlo a termine, restando con l’amaro in bocca; nonostante tutto però fa bella mostra nella mensola, affiancato da un 104 del 3° Stormo e un Tornado del 6°.

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Saluti,

Lorenzo

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Il Su-27 è un caccia da superiorità aerea sovietico progettato da Sukhoi per contrastare gli F-15 e F-14 americani, rispettivamente di Aeronautica e Marina Militare; il prototipo ha volato per la prima volta il 20 maggio 1977 ed è entrato in servizio nel 1985; con una velocità massima di 2530 km/h (Mach 2.35), una velocità di salita di 300 m/s e un autonomia di 3500 km, è il velivolo di punta dell’aviazione Russa, dal quale sono stati sviluppate diverse varianti: il Su-30, versione multiruolo biposto, Su-33, versione imbarcata multiruolo dotata di alette canard, Su-34, versione da bombardamento studiata per sostituire i Su-24, Su-35s, versione multiruolo riprogettata dotata di scarichi a geometria variabile che ne conferiscono una eccellente manovrabilità, Su-37, altra versione riprogettata simile al 35, dotata di alette canard e scaruchi a geometria variabile, volò per la prima volta nel 1996 ma non entrò mai in servizio.

Con gli ultimi upgrade alla versione SM, il Su-27 è in grado di trasportare armamento aria-terra, rendendolo a tutti gli effetti un caccia multiruolo.

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Concluso nel 2014 dopo un declassamento a modello cavia, per la sua realizzazione ho scelto il kit Italeri dedicato alla versione Sea Flanker, relativa al prototipo del Su-33, ma vista la non perfetta riproduzione della variante imbarcata, ho deciso di sfruttare la base dello stampo per riprodurne un 27; ho escluso i carrelli relativi al Su-33, il gancio d’arresto e le alette canard, fornite staccate dalla fusoliera; gli unici interventi sono stati la reincisione delle pannellature, l’aggiunta del pilotino proveniente da un Su-37 Zvezda e la riproduzione delle cinture di sicurezza, il resto è stato realizzato da scatola.

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per la colorazione ho utilizzato acrillici Tamiya, per la mimetica ho usato l’X-14 e l’XF-54 schiariti con bianco, mentre per radome e dielettrici ho usato il verde XF-5; per la zona metallica ho usato gun metal e argento, ho riprodotto le bruciature del metallo con il clear blue X-23 per poi passare la polvere di graffite per dare un effetto di sporcatura, idem sulla zona cannone. Il tutto è stato poi sigillato con il lucido con sucessivo lavaggio in nero e applicazione decals della Authentic Decal, foglio 7210, molto belle a vedersi ma fragili da applicare, difatti ho avuto numerosi problemi di danneggiamento; una volta concluso il tutto, ho passato il trasparente opaco e fissato il modello su un piedistallo.

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Direi che considerando lo stato in cui era ridotto il modello, ovvero una cavia destinata alla prova dei colori, posso ritenermi soddisfatto del lavoro concluso 🙂

 

Saluti,

Lorenzo

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Lo Spillone è probabilmente un soggetto che tutti i modellisti prima o poi affrontano, visto e stravisto in tutte le salse, un classico intramontabile della storia dell’aviazione ai tempi della Guerra Fredda; un velivolo che fa sempre parlare di se anche al giorno d’oggi, a 10 anni esatti dalla radiazione degli ultimi esemplari, tanto che fiumi di pubblicazioni gli sono state dedicate; quest’oggi vi presento non uno, ma due F-104, una coppia di cacciatori di stelle che non sono altro che ennesime riproduzioni che si aggiungono a tutte le altre in giro per il mondo.

Il kit di partenza per entrambi è l’Italeri in 72, riedizione dello stampo ESCI dei primi anni ’80 alla quale sono stati aggiunti il seggiolino IQ-7 e il pod da fotoricognizione Orpheus; il kit, nonostante l’età, si presenta in un fine negativo da far invidia al miglior Tamigawa last generation, di contro il dettaglio degli interni è leggermente spoglio, ma fortunatamente questa particolarità non si nota più di tanto, considerando anche che il tettuccio è in un’unico blocco… Ma passiamo alla costruzione, che è il campo della quale mi occupo!

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I modelli sono stati montati in serie e con lo stesso criterio, ad eccezione delle livree: per il primo ho scelto un’esemplare AMI in carico al 132° Gruppo del 3° Stormo nel periodo fine anni ’70 primi anni ’80 con insegne ad alta visibilità, nonchè primo F-104 ricevuto dall’Aeronautica Militare Italiana, matricolato MM 6501, ora esposto al museo di Vigna di Valle con tale livrea; per il secondo, invece,ho scelto un’esemplare olandese di produzione Fiat-Aeritalia in livrea grigia matricolato D-6654 anni ’60.

La costruzione come sempre è partita dal cockpit, dove gli strumenti vengono proposti sotto forma di decal, io mi sono limitato ad aggiungere i due rilievi nel coperchio del vano avionica e dettagliare la palpebra riproducento la copertura con carta igienica imbevuta di acqua e Vinavil, anche perchè a tettuccio chiuso in scala 1:72 si vedrà ben poco…; la vasca è stata verniciata in XF-19, il coperchio avionica in XF-24, mentre la palpebra in olive drab, lumeggiando con dry-brush in khaki e olive drab schiarito la copertura; i due soggetti scelti montavano due seggiolini diversi: l’italiano utilizzava l’IQ-7, introdotto a fine anni ’60, mentre l’olandese il C-2; il primo ha la struttura nera con cuscino verde scuro, il secondo invece ha struttura dello stesso grigio del cockpit con cuscino verde scuro e poggiatesta rosso; entrambi i seggiolini hanno ricevuto lo stesso trattamento in ambito di dettaglio: autocostruzione cinture e maniglia d’espulsione; queste sono le uniche aggiunte che ho effettuato, il resto tutto da scatola, come è mia consuetudine fare. Il montaggio del modello è lineare, basta porre attenzione al troncone di coda leggermente più largo della fusoliera, agli aerofreni e al tettuccio che sotto la parte mobile lascia una fessura, tutto facilmente risolvibile, niente di impossibile!

I vani carrelli sono poco dettagliati, ma comunque, una volta montati i portelli non si nota praticamente nulla; nel mio caso mi sono limitato a verniciarli in alluminio XF-16 con sucessivo lavaggio, idem per i carrelli.

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Finito il montaggio si passa alla parte che da finalmente un’identità ai nostri Spilloni: la verniciatura! Per la mimetica dell’italiano i colori sono argento per il fondo, FS 34079 il verde e FS 36132 per il grigio; ho usato le corrispondenze Tamiya, ovvero X-11, XF-58 e XF-54; per il pannello antiriflesso il colore è un verde scurissimo quasi nero, simulato con XF-27 alla quale ho aggiunto due goccie di nero, per il radome invece, ho dato un grigio chiaro ottenuto schiarendo abbondantemente con bianco l’XF-19. La livrea dell’olandese invece è in RAL 7001, un colore che somiglia moltissimo all’FS 16473, ovvero l’air superiority grey degli F-102/106, che io ho simulato schiarendo con moltissimo bianco l’XF-53, il pannello antiriflesso invece è stato verniciato in NATO black.

Una volta conclusa la verniciatura sono passato alle decal, utilizzando quelle della scatola che, oltre ai due soggetti scelti, offre le possibilità di realizzare un Tedesco, l’Italiano da me realizzato con però i numeri a bassa visibilità e un’altro italiano del 28° Gruppo, con insegne a bassa visibilità e possibilità di farlo col badge commemorativo delle 50000 ore di volo; dopo la posa delle decal, ho proceduto a fare un lavaggo e poi opaco, infine ho incollato gli ultimi dettagli: finalmente finiti e pronti al decollo!

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In conclusione posso dire di essermi davvero divertito con questi due piccoli 104, sicuramente saranno i primi di una lunga serie, ne ho già in mente qualche altro, più esotici però.

Saluti,

Lorenzo

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Fonte: http://wp.scn.ru/en/ww4/f/652/15/0

Tutto è iniziato da una voce circolata nel 2000, in cui affermava che la Siria aveva ordinato materiale militare dalla Russia e, tra i materiali, si dice ci fossero dei Su-27; nel 2001, venne avvistato un Flanker con insegne Siriane che aveva fatto confermare tale voce, ma poi venne svelato che il velivolo apparteneva all’aviazione russa e che le insegne furono messe a scopo pubblicitario per valutare l’acquisto da parte della Siria, ma non avvenne mai.

Storia
Nel 1987, la Repubblica Socialista Jugoslava ricevette 16 MiG-29 dall’URSS, 14 monoposto e due biposto; una volta in servizio, vennero ridenominati L-18 (NL-18 i biposto).
Le prime missioni operative le effettuarono tra il 1991 e il 1995 durante le guerre civili d’indipendenza, dove effettuarono delle missioni di attacco (nota: il MiG-29, nonostante sia un intercettore, può comunque portare le bombe FAB 250 e le FAB 500, lo stesso discorso valeva per gli F-15, intercettori in grado anche di portare delle bombe di piccola potenza, anche se per questi ultimi l’impiego operativo non è mai avvenuto), fu qui che si registratono le prime perdite per gli esemplari 18103, 18107 e 18110.
Vennero utilizzati anche nella guerra del Kossovo, ma subirono molte perdite a causa di vari malfunzionamenti dovuti all’embargo con la Russia; il bilancio finale fu di cinque velivoli sopravvissuti, quattro monoposto, matricola 18101, 18102, 18105, 18108, e un biposto, matricola 18301.
con lo scoglimento della Repubblica Federale Jugoslava, nel 2003 i velivoli furono ereditati dalla Serbia-Montenegro, poi dalla Serbia dopo la divisione dei due territori avvenuta nel 2006.
Ad oggi, gli esemplari in servizio sono quattro, il 18101, 18102, 18108 e 18301, il 18105 è andato perso in un incidente nel 2009; entro fine anno, la Serbia dovrebbe ricevere sei nuovi MiG-29.

Livrea
Entrarono in servizio nel 1987 nell’aviazione della Repubblica Socialista Jugoslava, per poi essere ereditati dalla sucessiva Repubblica Federale Jugoslava, a sua volta ereditati dalla Serbia-Montenegro e infine dalla Serbia.
Fino al 2008 hanno operato con la classica mimetica Russa grigia-verde, dal 2008 in poi, anno in cui hanno subito una revisione e degli aggiornamenti, sono stati riverniciati con una mimetica bi-grigia

MiG-29 Repubblica Socialista Jugoslava:


Il 18101


Il 18102

Il 18105, armato di razziere

 


Il 18109

Il 18112

 


Il 18114

 

Il 18302, uno dei due biposto

Fonte: Acig.org, lo schema mimetico è tratto da Wingspalette

Nota: la mimetica degli esemplari 18101 e 18109 ha un’andamento differente nelle derive rispetto agli altri

 

MiG-29 Repubblica Federale Jugoslava/Serbia-Montenegro

Fonte: http://wp.scn.ru/en/ww3/f/39/233/0


Fonte: http://www.defence-point.gr/news/?p=31239


Fonte: http://www.airliners.net/photo/Serbia—Air/Mikoyan-Gurevich-L-18-%28MiG-29B%29/2108007/L/

In queste ultime due foto notare le insegne della Jugoslavia Socialista obliterate

 

MiG-29 Serbi:

Fonte: http://www.britmodeller.com/forums/index.php?/topic/10802-serbian-mig29/


Fonte: http://www.mig.mariwoj.pl/big/mig-29-serbia-%5B101%5D-2007.jpg

La nuova mimetica

Fonte: http://www.militaryphotos.net/forums/showthread.php?160582-Mig-29-Crashed-in-Serbia

18105

Fonte: http://s196.photobucket.com/user/jandracic_3/media/MyAviationNetPhotoID01413535.jpg.html

18108

Fonte: http://www.desura.com/members/srb-hawkeye/images/serbian-and-bulgarian-mig-29

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C’è sempre una prima volta, la prima fidanzatina, la prima guida, la prima esperienza lavorativa… e il primo modellino di un mezzo terrestre! Ebbene si, in questo articolo vi descriverò il lavoretto fatto su questa minuscola Jeep in 1:72, nonché primo modellino terrestre; la “Jeep” è un veicolo SUV leggero 4×4 prodotto da Willys (oggi è la casa motoristica “Jeep”, di proprietà General Motors) nato per l’esigenza dell’U.S. Army di un veicolo militare leggero 4×4; in seguito, per necessità di mezzi, venne prodotta su licenza dalla Ford (Ford GPW).

Venne soprannominata “Jeep” dalla pronuncia delle iniziali del termine “general purpose”, che significa “usi generali”, visti i vari impieghi la quale poteva svolgere; fu rimpiazzata negli anni ’80 dall’HUMWEE.

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Ora passiamo al modellino, il kit è l’Academy in 1:72, contenuto nelle scatole “F-51D Korean War”, “P-51 Mustang North Africa” e “ WW II Ground Vehicle Set”, il modello si presenta in un’unica stampata ed è di buona qualità, l’unico difetto che può saltare subito all’occhio è il parabrezza un po’ troppo alto e senza trasparente, difetto alla quale si può risolvere mettendolo in posizione abbassata, configurazione che avevano in caso fossero equipaggiate di armamento, mentre per il trasparente basta aggiungere un pezzetto di acetato tagliato a misura.

Dalle prime prove a secco ho subito notato come la parete posteriore fosse troppo larga impedendo il corretto posizionamento  delle due parti laterali, quindi ho adattato il tutto e poi stuccato in seguito; il montaggio procede veloce vista la poca quantità di pezzi, basta solamente fare attenzione all’allineamento di essi e qualche piccola e veloce stuccatura qua e la e in men che non si dica si arriva alla verniciatura! Il modellino l’ho montato da scatola con la sola autocostruzione del serbatoio sotto il fianco sinistro, utilizzando un pezzo di plasticard leggermente arrotondato con due colpi di lima.

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Come spesso mi capita, anche su questo modellino c’ho sbattuto la magagna: cercando di mettere la ciano in una fessura tra cofano e parete laterale, ho colato il collante nell’abitacolo, ho tentato una carteggiatura ma niente da fare, quindi ecco l’idea del telone, ricavato da uno strato di tovagliolo, dipinto in XF-62 e poi adattato alla superficie.

Per la verniciatura ho usato i colori Tamiya, rispettivamente XF-62 miscelato con XF-55 per il telaio (la Jeep ha la caratteristica di avere il telaio completamente verde), XF-49 per i cuscini, successivamente trattati con dry-brush in XF-60 nelle “spigolature”, XF-69 per gomme (sporcate con del grigio XF-20) e mitra; per i fanali ho prima passato l’argento X-11 e poi ho applicato il clear red  X-27 per i posteriori e il bianco XF-2 abbastanza diluito per gli anteriori mentre la marmitta è stata verniciata anch’essa con l’X-11; ho passato il lucido, posato le decal per un esemplare dell’USAF e poi applicato all’intero modello  un lavaggio con del nero ad olio, il tutto sigillato dall’opaco ricavato aggiungendo alla livax 20 il flat base X-21.

Ho montato le ruote, la tanica e il mitra ed ecco il modellino finito!

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Saluti,

Lorenzo

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Alberi senza foglie… (parte 2)

Pubblicato: 3 marzo 2013 in Fotografia

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Alberi senza foglie…

Pubblicato: 28 febbraio 2013 in Fotografia

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Ecco a voi il mio ultimo lavoro modellistico, una Benetton-Playlife B198 di carta numero 5 pilotata dall’Italiano Giancarlo Fisichella durante la stagione di Formula 1 del 1998; la scuderia ha concluso il campionato costruttori in quinta posizione, mentre Giancarlo ha concluso in classifica piloti nono, conquistando come migliori risultati due secondi posti e una pole position.

Il modellino è scaricabile da qui

Il lavoro presenta un po’ di difetti di montaggio dovuto alla mia poca bravura con i modelli cartacei (me la cavo meglio con la plastica 😛 ), ma tutto sommato il risultato mi piace e la sua figura nella mensola la fa

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Saluti,

Lorenzo

L’F-5 è uno dei miei aerei preferiti, da un punto di vista modellistico è un soggetto molto interessante, dalle linee semplici, che ha vestito moltissime livree

L’F-5 è famoso per aver interpretato il fittizio MiG-28 nel film Top Gun, in quell’occasione portava una livrea completamente nera con una stella rossa sulla deriva circondata da un anello giallo; ed è proprio così che volevo fare questo F-5.

Il kit da me scelto è lo stampo dell’Airfix, risalente ancora alla metà degli anni Sessanta (la prima edizione è del 1965), uno stampo che per gli standard di oggi è improponibile, ma con un po’ di impegno, pazienza e olio di gomito si riesce a tirar fuori un buon lavoro.

Come prima cosa, ho re inciso le poche pannellature presenti che nel kit sono in positivo appena accennate, con una punta di un compasso e usando come dima per andare dritto un pezzo di lamierino di rame, eccezione fatta per quelle sul dorso dell’aereo, che ho preferito re inciderle a semifusoliere già incollate per evitare che non combaciassero.

Ho unito le semifusoliere e subito dopo incollato il windshield per prendere le misure per ricreare il canopy, dato che quello della scatola era destinato ad un altro Freedom Fighter Airfix che ho dettagliato per bene, a causa di un incidente; canopy che è stato ricreato con dello stucco bi componente: per prima cosa ho creato una pallina con lo stucco e l’ho messa nella posizione del canopy, ho eliminato l’eccesso con una spatolina e l’ho uniformato con della carta vetrata grana 280 (quando si asciuga il bi componente è molto duro da grattare), poi lisciato con le carte vetrate più fine.

Il montaggio del modello soffre dei suoi 47 anni, non è per nulla lineare, qualsiasi pezzo deve essere adattato prima di incollarlo, e, subito dopo l’incollaggio, bisogna procedere a pareggiarlo con le altre parti e poi stuccare; le parti più rognose sono:

–          Radome, è più largo rispetto alla fusoliera, in più, la sua sede lo fa puntare in alto, quindi bisogna fare un incollaggio seguendo le linee inferiori del velivolo, inserendo un pezzo di plasticard nella parte superiore, una volta fatto tutto, bisogna carteggiargli i lati per pareggiarlo con la fusoliera;

–           Lerx, lasciano un millimetro di fessura con le prese d’aria, io ho risolto mettendo un doppio spessore di carta incollato con attack, l’ho carteggiato per eliminare gli eccessi e l’ho stuccato;

–          Coda, bisogna cercare di incollarla nella sede il più precisamente possibile, dato che non ha incastri ed è facile posizionarla storta, dopo, si coprono i gap effettuando una colata di attack;

–          Zona sotto le prese d’aria, un tripudio di scalini e canali, da pareggiare e stuccare pesantemente;

–          Canopy, non presenta i frames e quasi non ha punti di riscontro con la fusoliera, una volta incollato bisogna tappare i buchi che restano con dei listelli di plasticard, procedere con le stuccature, lisciare il tutto e dare una spennellata di cera Livax 20 o Future per ridargli la giusta brillantezza;

–          Aerofreni e portelli interni del vano carrello posteriore, quasi sottodimensionati, da stuccare e re incidere.

Il resto, normale amministrazione.

Ho proceduto ad auto costruire le rotaie all’estremità alare, sia perche quelle del kit erano fragili, piene di sbavature e di dimensioni diverse l’una dall’altra, sia perché la scatola non forniva i serbatoi alari, tipici dei Freedom Fighter, ad eccezione degli esemplari Greci in livrea blu (Aegean Scheme) che li portavano raramente.

Una volta finito il montaggio ho potuto procedere con la verniciatura; la mia intenzione era quella di realizzare un MiG-28, quindi ho proceduto a verniciare il modello con acrilici Tamiya, ho usato il Nato Black, codice XF-69 per la livrea, il Medium Blue XF-18 per il tettuccio, il Chrome Silver X-11 per zona metallica, parte esterna degli scarichi e pitot e il Gun Metal X-10 per i cannoni e per l’interno degli scarichi; la zona metallica è stata leggermente sporcata con della polvere di grafite; ho lucidato con la cera Livax 20, fatto i lavaggi ad olio in grigio scuro e proceduto con le decal, che sarebbero dovute essere due stelle rosse circondate da un anello giallo; non avendo l’attrezzatura necessaria per produrre le decal in casa, ho deciso di usare due stelle rosse di un Flanker in 72 e di scontornarle, lasciando solo la stella rossa “interna”, solo che per l’anello giallo, le soluzioni a cui avevo pensato si sono rivelate disastrose, quindi ho deciso di simulare un fittizio esemplare Russo operativo, usando queste decal (oltre alle stelle rosse scontornate):

–          Stencil nella base della deriva e sul radome provenienti dal foglio del Sea Flanker Italeri;

–          Stella blu proveniente dal foglio del Su-37 della Zvezda;

–          Numero proveniente dal foglio della Authentic Decal 7210, ottime, fini, ma appena le si staccano dal supporto si spezzano;

–          Freccette rosse (che danno al modello un tocco tamarro :-)) provengono dal foglio dell’A-4 Italeri 1:48.

Le stelle rosse scontornate provengono anch’esse dal foglio del Sea Flanker Italeri.

Dopo aver posato le decal, ho provveduto a dargli una spennellata leggera di Livax 20 per evitare che l’opaco mettesse il risalto il loro film provocando il fastidioso effetto silvering.

Purtroppo, alcune decal, in particolare quelle col film opaco, hanno fatto un po’ di silvering, dovuto al fatto che il lavaggio, effettuato prima delle decal, ha spento un po’ la tonalità lucida, rendendo il modello quasi satinato (avrei dovuto scontornarle del loro film oppure dare un’ulteriore lucidata); oltre a questo, il lavoro è stato un po’ compromesso da qualche piccolo pasticcio con la Livax e da qualche problema con l’opaco in bomboletta.

Una volta finito il lavoro con le vernici, ho auto costruito l’antenna sotto al radome con del plasticard fino e riprodotto le luci di navigazione nella deriva con dell’acetato dipinto nella parte esterna col Tamiya Clear Red X-27 e in quella interna con il Tamiya X-11 per dargli un tocco di brillantezza.

Nonostante gli imprevisti con i trasparenti, il modello mi soddisfa abbastanza, anche perché nella mensola la sua figura la fa, in più mi sono divertito molto a realizzare questa fittizia livrea, provando dei piccoli momenti di spensieratezza modellistica che mi hanno riappacificato con quest’hobby dopo un periodo sfortunato (modellisticamanete  parlando ;-)).

 

 

 

Saluti,

Lorenzo